Cosa può dirti il residuo fisso dell’acqua che bevi? La crescente attenzione verso la sicurezza alimentare ci spinge, giustamente, a informarci anche sull’acqua che beviamo, dettaglio non trascurabile per la nostra salute, dal momento che dovremmo assumere due litri d’acqua al giorno. Il residuo fisso è un indicatore importante, che ci fornisce almeno 5 preziose informazioni.
Definizione Residuo Fisso Acqua
Il residuo fisso dell’acqua è un parametro utilizzato in chimica e microbiologia per classificare le acque minerali e le acque potabili in generale. Compare in tutte le etichette delle acque potabili in commercio e viene espresso solitamente in ppm (parti per milione) oppure in mg/l, specificando sempre a quale temperatura ci si riferisce. Generalmente, nelle etichette delle bottiglie d’acqua comunemente in commercio viene considerato il residuo fisso a 180 °C in mg/l.
DEFINIZIONE: il residuo fisso misurato in mg/l è la quantità di minerali inorganici contenuta in un litro d'acqua, cioè il residuo secco che rimane dopo l'evaporazione di un litro d'acqua a 180°C.
L’acqua con minor residuo fisso è, quindi, meno ricca di minerali.
La prima cosa da sapere è che questo parametro classifica l’acqua in 4 categorie:
- acque minimamente mineralizzate (residuo fisso < 50 mg/l);
- acque oligominerali (residuo fisso compreso tra 50 e 500 mg/l);
- acque minerali (residuo fisso compreso tra 500 e 1500 mg/l);
- acque ricche di sali minerali (residuo fisso superiore a 1500 mg/l).
Come scegliere un’acqua buona?
La seconda cosa da sapere è che oltre al parametro del residuo fisso, l’acqua da bere deve avere un PH neutro che, per legge, deve essere compreso tra 6,5 e 9,5, deve avere una composizione chimica equilibrata e deve essere microbiologicamente pura.
A garantire che questi parametri siano rispettati ci pensano gli acquedotti e le ASL, che controllano quotidianamente l'acqua che sgorga dai nostri rubinetti.
L’acqua deve essere infatti conforme ad una serie di parametri microbiologici e chimici esplicitati nel Decreto legislativo 31/2001 che a sua volta include tutti i dati descritti nella Direttiva 98/83/CE.
La terza cosa da sapere, infatti, è che esiste una normativa di riferimento molto precisa, valida su tutto il territorio nazionale per stabilire la qualità dell'acqua potabile (anche e soprattutto quella del rubinetto).
Quanto residuo fisso deve avere una buona acqua?
Le pubblicità tendono a costruire l’idea che l’acqua migliore sia oligominerale e povera di sodio.
La quarta cosa da sapere è che la concentrazione ideale di minerali e sali presenti nell'acqua dipende dalla salute dell’individuo: in genere chi ha problemi di reni o di concentrazione di minerali nel sangue deve seguire una dieta specifica che comprende anche un’acqua specifica.
Le acque in commercio sono decine e non è facile scegliere tra le proprietà che vengono pubblicizzate, inoltre l’acqua del rubinetto è circondata da falsi miti quando in realtà è potabile in quasi tutto il territorio nazionale italiano.
Questo ci avvia alla quinta cosa da sapere: dove informarsi correttamente. Abbiamo chiesto ai nostri esperti di realizzare una guida sulle cose da sapere sull’acqua da bere. Scarica qui sotto il pdf gratuitamente, riceverai la guida via e-mail e potrai leggerla quando vuoi.