29-dic-2020 17.00.00 / di Matilde Ricci Matilde Ricci

Eliminarla è difficilissimo, ma ridurre la plastica da casa nostra è certamente una sfida all’altezza dei tempi che viviamo e alla portata di tutti, perché basta un po’ di attenzione a piccoli accorgimenti quotidiani. La plastica è infatti una delle emergenze ambientali più forti, ce n’è tantissima e molta finisce a terra, nelle spiagge e nelle acque dove l’effetto diventa dirompente.

La plastica è una presenza che ha rivoluzionato il nostro modo di vivere negli ultimi 50 anni, nei quali la cultura dell’usa e getta, degli alimenti veloci, in monoporzione e confezionati ha permesso di accelerare i ritmi di vita. Nel 2018, il WWF stimava una produzione mondiale di 310 milioni di tonnellate; nel 2019 sulle coste di un’isola remota dell’Oceano indiano on 600 abitanti sono stati trovati 414 milioni di frammenti di oggetti in plastica e rifiuti sono stati trovati da un ente di ricerca giapponese addirittura nella Fossa delle Marianne a 11 km di profondità. In montagna non va meglio: recenti spedizioni sulla cima dell’Everest hanno evidenziato come il tetto del mondo si stia riempiendo di spazzatura che, per ovvie ragioni legate all’inaccessibilità del luogo, non viene rimossa. (Fonte: Wired)

Per questo è bene mettere in atto, da subito, nella nostra vita quotidiana a casa e sul lavoro, una serie di buone pratiche per la riduzione dei rifiuti e dell’uso della plastica, iniziando ad acquistarne di meno.

Le stesse normative comunitarie stanno spingendo nella stessa direzione: in base ai dati sull’impatto ambientale della plastica, l’Unione Europea ha emanato da tempo una serie di direttive, tra queste il divieto dell’uso della plastica per una serie di beni usa e getta come piatti, posate, cannucce, cotton fioc. Inoltre, il nuovo pacchetto europeo sull’economia circolare pone degli obiettivi anche per i prossimi anni:

  • Il riciclo del 70% degli imballaggi entro il 2030;
  • Il riciclo del 65% dei rifiuti urbani entro il 2035;
  • La riduzione dello smaltimento in discarica con un tetto massimo al 10% dei rifiuti prodotti entro il 2035, a favore della raccolta differenziata.

Al di là delle imposizioni di legge, esistono molti modi per ridurre la plastica dalle nostre case e dai nostri uffici quotidianamente. Ne elenchiamo 10:

  1. Eliminare le cannucce e l’utilizzo di prodotti usa e getta per la tavola (bicchieri, piatti e posate).
  2. Ridurre il ricorso a sacchetti monouso per fare spese, preferendo quelli riutilizzabili di carta o in materiale lavabile.
  3. Acquistare prodotti sfusi, dai detersivi alla pasta le proposte commerciali non mancano. Sui siti di arredamento e design si vedono sempre più mensole a vista con barattoli di vetro contenenti pasta e biscotti sfusi, quindi è un ottimo spunto per migliorare anche l’aspetto delle nostre cucine.
  4. Acquistare frutta e verdura utilizzando sacchetti di cotone o di carta, che generalmente è sempre possibile tranne che nella grande distribuzione.
  5. Riutilizzare bicchieri e bottiglie di plastica per lavori di riciclo creativo, dando una seconda vita agli oggetti di plastica. Online ci sono moltissimi tutorial per lavoretti da fare anche con i bambini, oppure per realizzare dei porta-piante per piccoli giardini pensili domestici.
  6. Dotarsi di una tazzina normale in ceramica o vetro anche per la macchinetta del caffè al lavoro, invece di usare i bicchierini usa e getta.
  7. Utilizzare l’acqua del rubinetto invece di comprarla confezionata in bottiglia, eventualmente microfiltrata per migliorare le qualità organolettiche. Qui trovi un approfondimento completo sugli erogatori a microfiltrazione.
  8. Utilizzare contenitori lavabili e riutilizzabili per la merenda a scuola o il pranzo al lavoro.
  9. Scegliere la borraccia o i thermos invece delle bottigliette usa e getta per avere l’acqua durante gli spostamenti o nello zaino.
  10. Quando è impossibile fare a meno di acquistare prodotti di plastica o confezionati in imballaggi di plastica, ricordarsi di smaltire correttamente i rifiuti, facendo la raccolta differenziata.

 

Una piccola riflessione sui punti 3 e 7 è dovuta, perché la maggioranza della plastica ad uso domestico che buttiamo nella spazzatura coincide con gli imballaggi degli alimenti e le bottiglie d’acqua; se iniziassimo tutti a ridurre questo consumo la differenza sarebbe enorme e tangibile.

Nei supermercati si vedono nel banco frutta confezioni di ogni tipo: addirittura mandarini già sbucciati e messi in vaschette di plastica sigillati con la pellicola che costano addirittura più dei normali mandarini; certi eccessi non servono davvero a guadagnare tempo e andrebbero evitati.

Meno plastica negli uffici

Di recente, Terna e Legambiente hanno realizzato un vademecum e un progetto destinato ai posti di lavoro per promuovere la cultura della sostenibilità negli uffici, sia in termini di riduzione della plastica che di calcolo delle emissioni (dell’impronta ambientale che ogni oggetto ha nel percorso della sua realizzazione). Anche nei posti di lavoro i consumi di alimenti, acqua e oggetti con imballaggi di plastica sono altissimi.

Dalla ricerca condotta nella realizzazione di questo progetto, è risultato che l’utilizzo del dispenser dell’acqua è risultato il contributo più significativo per la riduzione delle emissioni, seguito dal dispenser del pane in mensa. A fine progetto, con l’estensione a tutte le sedi di Terna, i risultati stimati saranno la riduzione annua di 139 tonnellate CO2 equivalente e il taglio annuo di 26 tonnellate di rifiuti plastici.

 

Acqua plastic free

L’Italia è uno dei Paesi nei quali si registra maggior consumo di acqua in bottiglia di plastica, eppure dai rubinetti di casa, ma anche degli uffici, esce acqua potabile e controllata.

L’acqua del rubinetto si può bere e non è assolutamente nociva per la salute, anzi. 

Tuttavia, l’acqua del rubinetto potrebbe avere un cattivo sapore o odore per via del cloro che, in una percentuale non dannosa per la salute, viene dosato e disciolto nell’acqua della rete idrica per mantenere la carica batteriologica sotto controllo. Senza un additivo disinfettante infatti nell’acqua e nelle condotte potrebbero proliferare germi e batteri. Con il cloro si garantisce che l’acqua arrivi all’utenza, cioè ai nostri rubinetti, in condizioni di potabilità. Per eliminare il tipico odore e sapore dell’acqua generalmente viene utilizzato un sistema di microfiltrazione che, installato in prossimità del rubinetto, permette di avere acqua buona, senza più sprechi di plastica.

Ad oggi sul mercato ci sono molte soluzioni, che prevedono anche gradi di filtrazione maggiori (come l’osmosi inversa) e molto pubblicizzati. Tuttavia, non sono necessari perché andrebbero a impoverire l’acqua di sostanze minerali che invece sono utili al nostro organismo. L’osmosi è un processo di filtrazione adatto in tutte le situazioni nelle quali occorre depurare l’acqua, come nel caso dell’acqua di pozzo, mentre per quella del rubinetto risulta troppo “forte”.

La microfiltrazione ad esempio, a differenza dell’osmosi, permette di conservare i minerali “utili” e migliorare le caratteristiche organolettiche dell’acqua del rubinetto. Inoltre, i sistemi di microfiltrazione permettono di avere anche acqua frizzante e controllare la temperatura dell’erogazione, con acqua fresca ad ogni consumazione. Una tecnologia utile non solo nelle case, ma anche negli uffici in sostituzione dei boccioni da 15-20 litri o del distributore di bottigliette da mezzo litro.

Ci sono diverse cose che vanno approfondite sul tema dell’acqua proprio perché ne va della nostra salute. Le abbiamo raccolte in una guida gratuita che puoi scaricare cliccando qui sotto.

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Categorie: Erogatori d'acqua

Matilde Ricci

Scritto da Matilde Ricci