Il Novecento è, tra le altre cose, decisamente il secolo della plastica e, a partire dai primi anni ’70, il PET (acronimo di polietilentereftalato) a uso alimentare inizia a entrare nelle case di tutti. L’ingegnere americano Nathaniel Wyeth lo brevetta, avendo trovato in questo materiale un’ottima soluzione per imbottigliare la soda: costi di produzione bassi e trasporto semplificato rendevano le bottiglie in PET davvero irrinunciabili. Da allora il PET è diventato parte integrante delle nostre abitudini, conquistando più o meno tutti, tanto da sembrare insostituibile. È davvero un bene così necessario? Scopriamo ombre e luci della plastica per uso alimentare.
Il nostro Paese ha il triste primato di essere il primo in Europa per il consumo di acqua in bottiglie di plastica, e terzo nel mondo, dopo Messico e Thailandia. Si stima vengano consumate in Italia più di 11 miliardi di bottiglie di plastica l’anno. Perché tutto questo consumo? Molto spesso le bottiglie in PET che vengono utilizzate per l’acqua (e per altre bevande) ci vengono pubblicizzate come prodotti da elogiare per essere altamente ecologiche, con un altissimo tasso di riciclaggio. In realtà non è proprio così: secondo una ricerca di Eunomia (Associazione no profit per la realizzazione di diverse attività formative della cultura nel settore delle Istituzioni e delle politiche) pubblicata il 16 febbraio 2022, solamente una piccola parte del PET viene riciclato per la produzione di nuove bottiglie. In realtà le bottiglie nuove immesse sul mercato europeo sono costituite solo per il 17% da PET riciclato. Spesso, infatti il 60% del PET viene riciclato per la produzione di prodotti quali vassoi di plastica o fascette. Ecco allora tutta la verità sul PET ad uso alimentare, per capire finalmente che, forse, quello che per anni è stato considerato un bene prezioso andrebbe rivisto con occhi nuovi e con una nuova consapevolezza.
Se siamo i primi consumatori di bottiglie di plastica in Europa ci sarà pure un motivo. Tutto sta nel ponderare i vantaggi di questa scelta a fronte degli svantaggi che comporta; è così che si possono operare scelte coscienti. A favorire tale consumo concorrono sostanzialmente 3 motivi:
Gli svantaggi dell’utilizzo di contenitori in PET riguardano tre aspetti molto importanti: salute, ambiente e finanze.
In seguito all’analisi fatta, soppesando i pro e i contro, valutando tutti gli aspetti che l’argomento comprende, da quelli ambientali a quelli salutari ed economici, sarebbe bene pensare a soluzioni che permettano un consumo meno spropositato di bottiglie in PET. Un consumo che non va certamente demonizzato in toto, basti pensare a tutte le occasioni in cui ricorrere alle bottiglie di plastica si rivela assolutamente necessario: aree colpite da calamità naturali, guerre, mancanza di acquedotti o acqua del rubinetto che non soddisfa i parametri sanitari.
Per cui, sì alle bottiglie in PET, ma solo quando rappresentano una scelta univoca. Negli altri casi è meglio imparare a bere la nostra acqua del rubinetto, sicura dal punto di vista igienico e sicuramente una soluzione migliore per il bene del pianeta. Certo, a volte il sapore può non essere piacevole al gusto, proprio per via del cloro usato per garantire la salubrità dell’acqua. Ma questo è un inconveniente che si supera facilmente e senza dover aggiungere un carico inquinante sull’ambiente: basta installare un erogatore d’acqua per avere sempre a disposizione acqua dal sapore gradevole, fredda, gasata, a temperatura ambiente, insomma, in grado di assecondare i gusti di tutta la famiglia. Una scelta che oggi si rivela ancora più vantaggiosa, grazie al Bonus idrico confermato e prorogato dalla Legge di Bilancio 2022.
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